Chef Guardianelli, Abocar Due Cucine: “Chiusura ristorante? A me ha fatto bene”
Nelle battute finali della sua intervista Paulo Airaudo, chef di Amelia a San Sebastian (Paesi Baschi), ci ha tenuto a farmi una raccomandazione. “Ti consiglio di scambiare due parole con uno chef argentino che lavora a Rimini. Si chiama Mariano Guardianelli e il suo ristorante è Abocar Due Cucine“.
Così, lasciatomi il contatto del collega, lo chef Airaudo mi ha salutato e io, appena attaccato il telefono, ho provveduto subito a seguire il suggerimento. Numero salvato in rubrica, messaggio di Whatsapp (in cui spiegavo anche come fossi arrivato a contattarlo) con l’invito per una chiacchierata e la pronta risposta dello chef Guardianelli: “Ciao! Sì certo, quando vuoi“.
Una volta stabilita la data della telefonata, sono andato alla scoperta della storia di questo chef argentino che a Rimini ha aperto un ristorante di cucina italiana con contaminazioni sudamericane. Locale che nel 2018 ha ottenuto la stella Michelin.
Chef Mariano Guardianelli di Abocar, lo stellato di Rimini
E, nonostante sia passato un anno e mezzo, Mariano ancora si emoziona quando mi racconta quei momenti: “Ricordo tutto benissimo, sapevamo che gli ispettori della Michelin erano passati per l’ispezione, anche perché uno di loro si era anche presentato affermando che il ristorante, che comunque era citato in guida sin dal 2014, aveva del potenziale per ottenere la stella. Iniziammo quindi a “sospettare” che il riconoscimento l’avremmo ottenuto“. Fino a quando, poi, non arrivò la fatidica telefonata: “Mi chiamarono da un giorno all’altro, poco prima della presentazione della Guida a Parma, e mi invitarono a prenderne parte. Fu bellissimo, la conferma che quello che stavamo facendo era positivo e questo ci diede molta sicurezza nel proseguire il nostro percorso“.
Gli inizi a Rimini, però, non furono dei migliori. Ricorda lo chef: “Il primo periodo fu terribile. All’apertura avevo quasi paura nel proporre una cucina così particolare e diversa ma col tempo siamo riusciti a superare questa prova, e la dimostrazione è la gente che viene a mangiare al mio ristorante. Rimini, e questa zona in particolare, è caratterizzata da un turismo giovane che non va a ricercare la massima qualità di un piatto, preferendo rifugiarsi nel comfort food come può essere la frittura di pesce o la piadina. È stata una sfida che abbiamo vinto piano piano e dopo quasi due anni abbiamo iniziato a realizzare e compiere al meglio il nostro progetto. Da lì è stato tutto un po’ più facile, perché poi la gente ha iniziato a fidarsi“.
Inevitabile non parlare del momento attuale, coinciso con la riapertura di molti ristoranti con tutte le incognite del caso. Lo chef però, parlando del lockdown e della chiusura forzata del suo locale, va un po’ controcorrente e rivela: “Come ho vissuto la chiusura del ristorante? Molto bene” dice ridendo, “soprattutto perché dopo tantissimo tempo ho avuto modo di stare più a contatto con la mia famiglia e i miei cari“. Positivi anche i dati della ripartenza: “Siamo riusciti a mantenere, in queste primissime settimane, un buon 70-80% del flusso abituale, anche perché le misure di restrizione non sono state estreme come sembrava, ma abbastanza intelligenti e coerenti. **Questo ha reso possibile una buona risposta da parte della gente. **La tipologia del locale poi, già con tavoli distanziati e senza assembramenti in sala ha favorito il tutto.”
Una ripartenza all’insegna, in menu, sia di nuove proposte che di conferme: “Continuo a proporre 4 percorsi degustazione: uno di carne e uno di pesce entrambi da 4 portate, poi altri da 6 e da 8 piatti. Ho deciso di mantenere la carta ma l’ho ridotta solamente a 4 piatti, quelli più classici, per proporre un’alternativa più comoda e facilmente riconoscibile al cliente.“
Proposte mutate ma sempre all’insegna dell’accostamento delle due anime della cucina dello chef Guardianelli. E la combinazione continua…
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Articolo pubblicato precedentemente su checucino.it