Dietro le quinte di Masterchef con Verando
“Ehi coniglio, hai fegato?!” con queste poche parole Verando è entrato, se non nella storia, almeno nel cuore di molti appassionati di Masterchef.
I fan di Masterchef sicuramente se lo ricorderanno anche, se non soprattutto, per i siparietti messi in scena con chef Locatelli e Joe Bastianich. Verando Zappi è entrato a suo modo nelle cronache del celebre talent di cucina sin dalle prime battute, quando non ancora tra i venti migliori dell’ottava edizione battagliava con un’ottantina di aspiranti chef che da tutta Italia si erano recati a Milano per le selezioni.
Celebre e virale il suo “provino” di fronte ai giudici Cannavacciuolo, Bastianich, Barbieri e Locatelli, quando presentò il piatto che poi gli valse il grembiule bianco. “Ehi coniglio, hai fegato?!” Quattro parole per proporre la sua ricetta (a base di leprino e nocciole della Tuscia) e far scattare l’ilarità dei giudici, in particolar modo di chef Locatelli (qui il video su YouTube che, a oggi, conta oltre 3 milioni di visualizzazioni).
I fan ricorderanno anche lo scambio di battute con Joe Bastianich, che sin dal primo momento non gli ha mai perdonato (si fa per dire) quel gilet così particolare e insolito, sicuramente stravagante per chi si destreggia ai fornelli.
Concordata l’intervista Verando si è presentato all’appuntamento senza gilet (era pur sempre una calda giornata di inizio settembre), ma lo stile esuberante e estroso che lo ha reso così peculiare nei quasi tre mesi di Masterchef ancora lo conserva gelosamente. Quasi come fosse un segno caratteristico della sua identità.
L’entusiasmo, quando parla di cibo così come quando ricorda la sua avventura nella cucina più famosa d’Italia, poi condisce e insaporisce tutto il resto…
Ci siamo incontrati con Verando nella sua (anzi, nostra) Viterbo e, a due passi dallo storico Palazzo dei Papi (dove tra il 1268 e il 1271 si tenne l’elezione pontificia più lunga della storia) mi ha portato a suo modo dietro le quinte del programma di cucina più famoso d’Italia, nel quale è stato impegnato per quasi 3 mesi, piazzandosi nella top ten.
E divenendo, da Verando Zappi, Verando di Masterchef. Quello di “Ehi coniglio, hai fegato?!“
Verando Zappi, l’intervista: i segreti di Masterchef
Verando, cominciamo dall’inizio. Cosa ti ha convinto a partecipare a Masterchef e come si sono svolte le selezioni?
È iniziato tutto per gioco, è stata mia moglie a iscrivermi alle selezioni. Nel febbraio del 2018 è partito un iter molto lungo, avviato con un’intervista telefonica da parte della produzione Endemol, e durato vari mesi tra Roma prima e Milano poi. Nel primo step, a Roma, i partecipanti sono chiamati a portare tutto il preparato da casa, eseguendo poi solo l’impiattamento dopo aver riscaldato gli ingredienti. Poi molto si snoda attraverso varie interviste, test sulla cucina, test di assaggio e attitudinali. Dopo un paio di mesi mi hanno confermato il passaggio della selezione e sono andato a Milano per un ulteriore step, dove per la prima volta si cucina a tempo. Passati altri due mesi mi hanno richiamato per la prova davanti ai giudici, che in sostanza è avvenuta sei mesi dopo il primo “esame” di Roma. In quell’occasione si hanno circa 45 minuti per preparare il piatto prima di presentarsi di fronte agli chef. Poi lì è tutto come si vede in tv, ed è lì che ho portato il mio “Ehi Coniglio hai fegato?!“.
Quando hai rivisto la tua edizione in tv, che differenze hai notato rispetto all’aver vissuto in prima persona quell’esperienza?
La differenza è quella dettata dai tempi televisivi. Le prove durano effettivamente quel tempo, poi ovviamente i tagli e il montaggio mettono in evidenza le parti che più si prestano alla spettacolarizzazione. Tanti dettagli ovviamente non si notano. Da partecipante poi ti dico che è tutto naturale: per esempio assieme agli altri concorrenti credevamo che prima delle Mistery Box ci fosse qualcuno a darci qualche dritta, invece entriamo in studio completamente ignari di quello che ci aspetta.
_Tra di voi avevate delle parti da “recitare” per rendere più spettacolare e televisivo il tutto?
_
Oltre a essere un talent Masterchef è un reality show a tutti gli effetti, quindi quello che si vede sono scene di vita vera. Gli attriti, quando ci sono, sono reali ma sicuramente vengono poi amplificati dal montaggio televisivo; sono enfatizzati insomma. Nel mio caso è passato che avessi un attrito con Guido ma in verità noi c’eravamo fatti solamente una battuta scherzosa, non c’era assolutamente nessun problema tra noi due. Nel montaggio poi però è stato “pompato” il tutto. Tante cose sono ovviamente romanzate per esigenze televisive. Le fazioni comunque inevitabilmente si creano, anche se non sono come vengono rese in tv.
Nella tua edizione vinse Valeria Raciti. Credi fosse effettivamente la più brava?
Io contrariamente a molti altri credevo che il migliore fosse Gilberto, nonostante il suo carattere un po’ spigoloso e puntiglioso. Tecnicamente è validissimo, Valeria, che comunque reputo molto brava, ha un tipo di cucina più legato alla casa diciamo, più concreto, mentre Gilberto è più estroverso e tecnico.
_I giudici invece sono come appaiono in tv?
_
Sicuramente hanno maggiori indicazioni dalla produzione. C’è un atteggiamento strutturato da parte loro: il giudice interpreta un po’ un ruolo e nelle varie circostanze lo rispecchia e rispetta. Spente le telecamere i giudici non li vediamo praticamente mai, ma c’è stato comunque qualche scambio di battute fuori onda. C’è poi ovviamente chi lega di più e chi lega di meno; io quando sono uscito ho scambiato qualche parola con Bastianich e Locatelli, che erano quelli con i quali avevo stretto un rapporto maggiore.
Puoi raccontare qualche retroscena o aneddoto?
Tanti spettatori magari non sanno che in tv vedono gli chef che mangiano il piatto freddo. I concorrenti alla fine della prova escono dalla cucina lasciando le proprie preparazioni a disposizione dei giudici, ed è lì che avviene il vero assaggio e il vero giudizio, anche su tecnica e impiattamento. I giochi praticamente sono già fatti quando si vede l’assaggio in tv, perché gli chef hanno già testato tutti i piatti alla fine della prova.
È capitato che, spente le telecamere, i giudici finissero un piatto che durante il test avevano giudicato in modo non proprio positivo, e lì magari “rosichi” un po’. È successo poi che un piatto che giudichi, assieme ad altri concorrenti, non eccezionale poi venisse premiato. Ogni tanto magari dai giudici veniva abusata la motivazione del “poco sale” per sminuire una ricetta e favorirne un’altra.
Ci sono stati casi di raccomandazioni o simpatie che hanno magari favorito qualche concorrente?
Non direi raccomandazioni ma credo che molti altri concorrenti siano avanzati nel programma anche per la loro capacità di fare spettacolo. A parità di piatto credo che a influire sia il personaggio e il modo che il concorrente ha di stare in uno show come questo. Quando fai le selezioni già guardano questo aspetto, che quindi sicuramente è importante per tenere vivo e in piedi il programma.
Cosa pensi abbiano visto in te, oltre alle doti ai fornelli?
Credo abbia favorito il mio essere a volte timido a volte esuberante, il fatto di avere una grande passione per la cucina pur non avendo troppe velleità. Il discorso del look, che era emerso già durante le selezioni, tra gilet e bretelline, sicuramente avrà fatto gioco. Un consiglio quindi a chi vorrà partecipare in futuro: siate particolari, originali. Certo non eccessivamente, dovete pur essere credibili, ma comunque fatevi notare!
Tu in fase di selezione avevi detto che sognavi di aprire un tuo locale qui a Viterbo…
Il sogno, vincendo, sarebbe stato quello di avviare un’attività imprenditoriale nel mondo della gastronomia. Sarebbe bello aprire un locale dove non si faccia solo ristorazione ma anche cultura del territorio e delle materie prime che abbiamo qui nella Tuscia, magari anche attraverso la vendita di prodotti locali. È un’idea imprenditoriale che avrei potuto avviare con i 100 mila euro della vincita finale e in cui mi sarei visto più come gestore che come chef. Diciamo che questo rimane il mio sogno nel cassetto.
Invece cosa fai attualmente?
Io lavoro nell’ambìto del marketing e della comunicazione, faccio consulenza per varie aziende, siano essi ristoranti o produttori. Ho organizzato e organizzo anche alcuni eventi gastronomici. Ho unito la mia passione per il food alla mia esperienza in campo comunicativo, nel quale ormai lavoro da molti anni.
Pensi che l’aver partecipato a Masterchef ti abbia dato una “spinta” ulteriore in campo lavorativo?
Sicuramente è un’esperienza che rifarei perché è molto formativa e, superando le varie sfide, ti accresci sotto ogni punto di vista. Ne esci più maturo e consapevole della tua forza, È senza dubbio una spinta sia a livello lavorativo che personale, anche perché il fatto di aver partecipato a Masterchef è un ottimo biglietto da visita, che pesa molto nel personal branding, quindi sicuramente qualche porta in più si apre. Il fatto di avere poi maggiore autostima credo sia il bagaglio migliore che mi sono portato a casa da questa esperienza.
Leggi anche:
– Oliver Glowig: “Non abbiate paura dell’alta cucina”
–Dove e cosa si mangia a Civita di Bagnoregio