Soramànego, a Roma una valida alternativa alla ‘solita cucina’ nel quartiere Centocelle
_Un veneto (Pietro) e un sardo (Andrea) con la passione per la cucina. L’incontro a Bologna. La decisione di aprire un ristorante a Roma, quartiere Centocelle, rilevando una precedente attività. _
Tutto ciò è quello in cui si sono tuffati Pietro Vincentini e Andrea Porta; soci e complici culinari del Soramànego, accattivante ristorantino in uno dei quartieri più popolosi della Capitale, che hanno accolto una sfida non facile ma entusiasmante. Quella di proporre una cucina ‘pop e creativa’, come la definiscono loro, rendendola disponibile e accessibile a quanta più clientela possibile. Soramànego, aperto alla fine dello scorso anno, a piena capienza raggiunge una cinquantina di coperti, ha a disposizione un giardino per gli aperitivi, una gradevole sala interna e un piccolo spazio esterno simil dehor.
La cucina è a vista, altro trend particolarmente in voga tra le nuove aperture degli ultimi anni, quindi nulla sfugge al cliente che nulla vuole vedersi sfuggire. Cosa si mangia qui? Una proposta, per l’appunto, pop, adatta a una clientela medio giovane che è alla ricerca di alternative ai grandi classici della gastronomia capitolina. L’influenza sarda di Andrea si vede e si sente: oltre al pane carasau (proposto sia nel cestino assieme a una focaccia al carbone vegetale, sia a guarnizione di un antipasto a base di uovo in camicia cotto a bassa temperatura e cardoncelli a loro volta cbt prima della ripassata in padella), asparagi e pecorino. Proprio il formaggio di pecora è un altro richiamo, omaggio, alla terra natìa, riscoperta anche a fine pasto nella piccola pasticceria con una rivisitazione resa cheesecake delle formagelle (o pardulas), dolcetto tipico dell’isola.
E il resto? In entrata una panzanella che sembra un rocher: una gustosa pepita di pane nero, all’interno un pomodorino e crema di basilico alla base. Oltre al già citato antipasto con uovo, funghi e asparagi nota di merito per gli agnolotti ‘home made’ ripieni di faraona, chips della sua pelle, pomodorini canditi adagiati sul gustoso fondo dell’animale, ben tirato. Come secondo arriva un coniglio arrotolato, peperoni e ricotta, prima del dolce: panna cotta (dalla consistenza assolutamente non budinosa, ma gradevole e molto leggera) alla ciliegia e basilico. Referenze sarde come detto anche per quanto riguarda la piccola pasticceria: la coccola finale è la già citata pardulas con zafferano di San Gavino Monreale, materia prima tipica della zona d’origine dello chef e in fase di sperimentazione nella cucina del locale.
Se capitate in zona Centocelle cercate questo localino (tra l’altro gradevolmente arredato e accogliente). I ragazzi sono giovani, entusiasti (si vede) e molto carichi. Meritano una possibilità.