Civita di Bagnoregio riparte dopo il Covid, il sindaco: “Tornano tanti turisti”
Chiamato anche “La Città che Muore”, per via dell’erosione atmosferica che tiene continuamente sotto scacco il colle tufaceo sul quale nasce, il borgo di Civita di Bagnoregio è una delle mete più visitate del Lazio, ma non solamente.
Centro abitato di origine etrusca, pare abbia almeno 3000 anni, e ogni anno diventa meta turistica da centinaia di migliaia di persone (qualche vip ha una casa qui). A collegarla al resto del mondo solo un ponte, lungo 300 metri e per un buon tratto praticamente sospeso nel vuoto.
Passando di qua non si può non rimanere affascinati e incantati. Ci rimangono i turisti, italiani e stranieri, ma in qualche modo pure gli stessi bagnoresi o chi abita nelle vicinanze non riescono a dare questo posto per scontato. Non riesce a dare questo posto per scontato il sindaco di Bagnoregio (il comune comprende anche Civita, oggi popolata da una decina di cittadini),** Luca Profili**, con il quale ho parlato dell’importanza del borgo sia per i bagnoresi ma, ovviamente, anche della sua rilevanza turistica internazionale.
**Sindaco, cosa significa per un bagnorese Civita da un punto di vista personale ma anche di istituzione politica?
** «Civita significa tutto. Civita è sicuramente il fulcro attorno al quale ruota tutto il nostro paese. Bagnoregio ha una parte di storia molto importante, una storia che stiamo cercando anche di valorizzare, ma è indubbio come Civita sia la nostra punta di diamante. Come cittadini siamo molto affezionati al nostro borgo, forse il borgo italiano più visitato, e per noi c’è un affetto incondizionato. Il legame con Civita è indissolubile e quel ponte è un po’ il simbolo di questa unione. Civita è soprannominata “La Città che muore”, un centro raccontato come morente, ma che nonostante tutto riesce a sorprenderci in maniera positiva. Sicuramente ci sono degli aspetti di fragilità, legati ai dissesti idrogeologici della zona ai quali dobbiamo tenere conto e su cui lavorare, ma fanno parte anche un po’ della bellezza di Civita. Il nome Città che Muore rende l’idea della fragilità del paese ma allo stesso modo affascina tantissimo i turisti».
**Questo 2023 è stato l’anno della definitiva ripartenza post Covid, della riesplosione turistica generale. Come valuti stagione turistica che si sta chiudendo?
** «Nell’immediato post Covid, per ovvie ragioni legate all’impossibilità di accogliere turisti stranieri, abbiamo avuto molti visitatori italiani. Il turismo di prossimità è servito per far conoscere Civita ai nostri connazionali che, magari, invece qui non erano o non sarebbero mai venuti. Da qualche mese a questa parte è tornata una grande presenza di stranieri, soprattuto asiatici, con i cinesi in particolare che negli ultimi tempi sono tornati in gran numero. Stesso discorso anche per gli statunitensi, la ruota sta man mano tornando a girare. Questo 2023 è il primo anno vero di turismo nel post Covid, non siamo ancora ai livelli pre pandemia ma comunque i flussi stanno tornando. Speriamo che il tutto si consolidi nel 2024».
**Parlando di cibo, Civita in passato fu snodo commerciale, via trafficata da mercanti e oggi tanti produttori e aziende agricole sorgono nelle zone circostanti. Quanto è centrale l’enogastronomia e che ruolo ha il cibo in un centro così piccolo?
** «L’aspetto enogastronomico contribuisce senza dubbio all’importanza e alla visibilità di Civita nel suo insieme. È una vetrina molto importante per l’enogastronomia di tutto il territorio, i locali all’interno del borgo, seppur comprensibilmente pochi, tra ristoranti e wine bar usano e propongono tanti prodotti locali, dell’alto Lazio e dell’Umbria vicina. Abbiamo eccellenze sui formaggi, sulle carni, ci sono oli molto buoni, nella valle dei calanchi si produce vino e vengono trovati anche tartufi. C’è quindi un’importante gamma di prodotti, utilizzati da ristoranti di Civita che fino a 10 anni fa erano semplici bruschetterie a gestione famigliare mentre oggi propongono cucina classica anche un po’ attualizzata, con diversi dipendenti a disposizione. L’aspetto food, non solo a Civita ma anche nella vicina Bagnoregio, anche legato a una forma di turismo slow, ha assunto una grande rilevanza in tal senso e molti viaggiatori rimangono stregati dai prodotti che il territorio riesce a offrire. Il livello qualitativo, poi, negli ultimi anni è cresciuto molto».
Foto di Officina Visiva