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Sascia Trevisan, dalla Tuscia all’Italia: una ragazza tra natura e cucina selvatica

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Due le passioni ereditate dalla nonna: la natura e la cucina, entrambe trasformate da Sascia in un vero e proprio lavoro e in tutta la sua vita.

Sascia Trevisan, 31 anni, forager e cuoca, nasce e cresce in un bosco di roveri e farnie vicino Calcata Vecchia (Viterbo). Grazie a questo bellissimo contesto e agli insegnamenti di sua nonna Wanda sulla botanica, sulla sistematica e sulla tassonomia, si appassiona sin da piccola al mondo del selvatico e dello spontaneo.

Da bambina a giovane donna, sviluppa, poi, un forte amore nei confronti della natura, decidendo di dedicare a questa passione tutta la sua vita e di farla diventare un vero e proprio lavoro. Dal 2013 frequenta, quindi, corsi universitari tra Viterbo, Roma e Pisa, con l’intento di affiancare delle solide basi accademiche ai valori ereditati dalla famiglia e conduce molti studi e ricerche individuali, al fine di acquisire un sapere sul campo, basato sull’esperienza. È stato un percorso impegnativo – dichiara la Trevisan – e tante sono state le difficoltà che ho incontrato, in primis di carattere burocratico, ma anche lo scetticismo delle persone per la mia giovane età, nonché numerosi “buchi” legislativi che non tutelano a pieno chi svolge la mia professione”. Gli ostacoli, comunque, non l’hanno fermata. Ha aderito all’AIF per confrontarsi in materia con i suoi colleghi e ha continuato e continua quotidianamente ad aggiornarsi e a consolidare la sua preparazione.

Ad oggi, Sascia è un nome affermato nel settore e, oltre ad essere una raccoglitrice, ha scelto di coniugare la sua passione per la natura con quella per la cucina, nuovamente tramandatale dalla nonna, che era anche una ristoratrice. Costantemente in giro su e giù per l’Italia, organizza eventi wild, fa cene a domicilio (trasformando semi, bacche, frutti, radici, foglie, funghi in creme, conserve, fermentati, polveri, salse, prelibate pietanze) e consulenze a chiunque voglia saperne di più sull’argomento e, in particolar modo, a brigate di ristoranti, che vogliono scoprire le qualità dei prodotti locali per presentarli al meglio nei loro menù.

La sua attività è intensa, ma “sempre guidata da un profondo rispetto per la natura” – sottolinea la Trevisan, la quale, avendo talmente a cuore l’integrità delle proprie erbe e per evitare che si danneggino nel trasporto, rifiuta, a volte, le richieste che le vengono da lontano. La giovane forager ha, dunque, una filosofia chiara, che, senza dubbio, non prevede compromessi, e che le regala anche grandi soddisfazioni. “La parte più bella del mio lavoro è lo stare in contatto con la natura, lo stupore delle persone di fronte a semplici piante che diventano gustosi piatti da mettere in tavola e, soprattutto, il recarsi in un posto e trovare un frammento di un tesoro nuovo che ti fa tornare a casa, mettere sui libri e studiare qualcosa che mancava alla tua collezione” – racconta.

Sascia, tuttavia, non ha intenzione di adagiarsi su queste soddisfazioni, ma rivolge lo sguardo al futuro, sempre pronta a mettersi in gioco in esperienze stimolanti e progetti davvero importanti. Due la vedono, in realtà, già molto coinvolta e, seguendoli in parallelo a tutti i suoi impegni, anche molto indaffarata. Il primoSelvatica per natura”, con Federica Albanese Ruffo della fattoria “Matilde Coltiva” e con Silvia Grilli del forno agricolo “Lievicellule”, pone al centro la figura femminile, celebrandola a 360 gradi, a partire da Madre Terra. L’idea è quella di rivolgersi a tante altre donne, elogiando il loro operato nei mestieri più disparati: dalla fotografia alla ceramica, fino ad arrivare alla pittura.

Il secondo, nella Serenissima, sarà incentrato, invece, sulle erbe lagunari enon e sulla loro capacità di adattamento ad ambienti ostili e sarà curato da Sascia insieme all’ “Edipo Re”, con la quale collabora ormai da anni e con cui è sulla stessa lunghezza d’onda. I tre professionisti (Sybille Righetti, Enrico Vianello e Silvia Jop) che gestiscono e che hanno rimesso in mare questa barca, in passato dimora di Pier Paolo Pasolini per ben 25 anni, solcano, infatti, le acque veneziane, ospitando artisti e chef differenti e proponendo percorsi ad hoc, che uniscono, proprio come la giovane forager, l’interessante connubio tra food e territorio.

di Giorgia Caliccia

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