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Coro, a Orvieto il ristorante all’interno di una ex chiesa rinascimentale

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Nel cuore del centro storico di Orvieto ha aperto al termine del 2023 un ristorante che in pochi mesi è riuscito ad affermarsi come una gemma incastonata nel già movimentato panorama del fine dining umbro. “Coro" è stata la grande novità della fine del 2023 e durante il 2024 ha gettato solide basi per lavoro, ambizione e capacità tanto in sala quanto in cucina.

Il ristorante, situato all’interno del coro di una chiesa sconsacrata del XVI secolo, oggi parte di Palazzo Petrvs, si trova a pochi passi dal Duomo di Orvieto. Il nome “Coro” non è solo un omaggio al luogo suggestivo che lo ospita, ma anche una fusione dei nomi dei due protagonisti dietro questo progetto della cui ambizione parlavamo qualche riga più su: Francesco Perali, responsabile di sala, il cui “co” finale del nome si congiunge all’incipit di Ronald, Bukri, chef di origini albanesi ormai italiano per adozione.

Ronald, nato nel 1987 e trasferitosi in Italia all’età di sei anni, ha costruito una carriera solida nel mondo della cucina. Dopo una formazione iniziale presso il ristorante Arnolfo in Toscana (2 Stelle Michelin), ha ampliato le sue esperienze lavorando presso Lo Priore a Siena, Inkiostro a Parma, lo stellato Sketch a Londra e il tristellato Guillaume at Bennelong a Sydney. La sua strada lo ha infine riportato in Italia, dove a Montalcino, presso l’Osticcio, ha incontrato Francesco Perali, originario di Orvieto. Da questa sinergia, una volta conclusa l’avventura toscana, è nato poi “Coro”, un ristorante che si distingue non solo per la qualità della cucina, ma anche per l’ambiente unico in cui è inserito. “Con Francesco abbiamo condiviso un progetto importante in passato, Osticcio a Montalcino - racconta Ronald - e quando abbiamo dovuto chiudere quell’avventura con lui ci siamo promessi di continuare insieme. Coro di fatto è partito così, da quella promessa”.

Ma che tipo di cucina si può provare qui da Coro?Penso di fare una cucina molto personale, che non punti sul mostrare le mie capacità o tecnicismi particolari e in molti casi inutili ai fini del piatto, ma essenziale per quanto ricercata e fatta per bene. Non voglio essere schiavo delle tecniche ma voglio tirar fuori certamente me stesso, la mia personalità e le mie esperienze, oltre ovviamente a quello che mi piace”. Una cucina che non si “limita”, per così dire, al chilometro zero, ma attinge a piene mani sia dal territorio sia al di fuori, arrivando anche al mare (un esempio il gambero rosso crudo, limone, miele e cappero, oppure il rombo al vapore con salsa di agrumi).

Accanto al ristorante, “Coro” ospita anche il cocktail bar “Gocce”, un ulteriore elemento che arricchisce l’esperienza sensoriale offerta ai visitatori. Il locale si propone di portare una ventata di novità nella provincia ternana, oggi meno impattante in termini di mediaticità legata alla ristorazione di alta gamma rispetto al vicino perugino, dove il settore da anni pare in continuo fermento. Ecco perché Coro rappresenta non solo un bell’indirizzo in cui rilassarsi all’insegna del buon cibo, ma anche un’opportunità per un territorio che ha tanto da dimostrare, da raccontarsi, da farsi conoscere. Quindi ben vengano realtà come questo affascinante ristorante inserito in una ex chiesa rinascimentale.

Sarà vera gloria? Questo solo il tempo saprà dircelo, intanto Ronald ha le idee chiare: “L’ambizione è sempre alta, ma ciò non vuol dire che si lavori avendo come primo obiettivo entrare in guide particolari o avere riconoscimenti importanti. Quelli devono essere considerati una conseguenza del buon lavoro che si fa, del far star bene il cliente”.