Da listino a racconto: la svolta narrativa del Pepe Nero a Capodimonte
Con l’arrivo dell’autunno, e il progressivo avvicinarsi della stagione invernale, il Pepe Nero conosce quasi per assurdo la sua nuova primavera. Qualcosa di nuovo, rinnovato, fresco ed inedito aleggia all’interno del ristorante affacciato sul lago di Bolsena, ultimo indirizzo della Tuscia in ordine di tempo a entrare in guida Michelin. Il locale di Capodimonte, con Daniele Ciuchini proprietario e Salvo Cravero chef, non cambia semplicemente menu. Cambia linguaggio e approccio alla sua offerta. Lo chef Cravero, mente e cuore del ristorante sulle rive del lago vulcanico più grande d’Europa, introduce una nuova “grammatica gastronomica” che trasforma la cena in un racconto: un percorso fatto di gesti, memorie e intuizioni. Spunti e rinnovati riferimenti gustativi.
Niente più listino statico, ma un racconto in capitoli. Il nuovo menu, infatti, si articola in quattro sezioni tematiche — Radici & Alchimie, Le Icone, Il Mare, L’Orto & la Terra— ognuna con il proprio tono, ritmo e voce. Non si tratta di scegliere portate, ma di essere invitati a viaggiare: tra Tuscia e mare, tra brace e vegetale, tra tecnica e emozione per un percorso che prende vita dalla filosofia dello chef, ambasciatore gastronomico della Tuscia.
Una cucina che parla con la propria voce
Step by step, la storia recente del Pepe Nero. Dopo una fine di 2024 segnata dal restyling del locale e la definizione della sua identità come “Ristòria”, Pepe Nero sceglie di dare continuità, coerenza e profondità anche al pensiero gastronomico. La cucina di Cravero non rincorre il rumore, ma cerca la risonanza: quella che resta nel gusto, nel ricordo, nel gesto.
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Ogni piatto diventa un frammento di narrazione, mantenendo una forte connessione col territorio: il cinghiale nel raviolo, il pane con grani antichi, gli ortaggi della Tuscia in dialogo con il pesce di lago — tutti elementi che intendono comunicare. Sorprendendo sì, pur senza voler impressionare. La tecnica è presente, sa essere anche delicatamente potente, ma rimanendo discreta. Sempre un passo indietro rispetto alla volontà di raggiungere la massima espressione gustativa. La materia prima è protagonista ma mai sola. Tutto concorre a un equilibrio che privilegia l’intensità silenziosa rispetto all’effetto scenico.
Radici, visione e continuità
La svolta narrativa di Pepe Nero non nasce dal desiderio di stupire, ma da una volontà più profonda: restare. Restare nel ricordo di chi siede a tavola, restare nel territorio, restare coerenti con un’idea di cucina sincera e generosa, in continua evoluzione e sviluppo, sempre basandosi però sui suoi capisaldi. Perché, come sottolinea Cravero, “ogni piatto è un gesto, ogni parola è un ingrediente invisibile”. Pepe Nero non si limita dunque a raccontare il lago di Bolsena: ne diventa voce. Una voce che parla piano, ma arriva lontano. E questo nuovo menu — narrativo, autoriale, intimo — è forse il suo passo più autorevole.
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Foto di Marco Aquilani | Officina Visiva
Articolo pubbliredazionale