Delicato, in un borgo reatino la forza delle idee sposa quella della cucina
C’è un piccolo borgo arroccato sulle colline sabine e che affaccia verso Rieti. Dista appena una decina di minuti in auto, il centro reatino, ma qui sembra di essere in un’altra epoca, un altro mondo. Un mondo fatto di luci soffuse, di atmosfera pacata, di vita lenta. Un mondo fatto di casette di mattoni e di gatti che gironzolano per le piccole vie, popolate più di mansueti mici che di effettivi abitanti. Il “qui” risponde al nome di Contigliano, più precisamente ci troviamo a Contigliano alta, la parte vecchia di un piccolo centro che si sviluppa più in basso secondo “canoni” urbanistici più moderni e sicuramente più comodi. E proprio a Contigliano alta, appena superato un grosso arco che di fatto fa da porta d’ingresso al borgo, al termine di una salitina fa capolino una perla in cui non ci si imbatte certo per caso. Una perla che, in quanto tale, va cercata e trovata, una realtà coraggiosa diventata concreta grazie a due giovani che in questo centro, anche con un po’ di incoscienza e coraggio, hanno creduto e continuano a farlo. Loro sono Carlotta Delicato (31 anni, originaria di Cassino) e Gabriele Tarquini (36, di Contigliano), rispettivamente chef e responsabile di sala (oltre che compagni nella vita) del Ristorante Delicato.
Foto di Marco Aquilani | Officina Visiva
Coraggio e incoscienza, dicevamo: i due ingredienti principali dell’avventura di Carlotta e Gabriele. Tanti anni in hotel di lusso, tra Venezia, Costa Rica e Barcellona, con tutte le sicurezze (di vita ed economiche) del caso. Ma forse a loro quella realtà andava stretta, come una scarpa bella esteticamente ma che stringe un po’ sui lati e che alla lunga provoca un crescente fastidio. E allora hanno deciso di costruirsela da sola, artigianalmente e in modo sartoriale, la loro nuova realtà.
Aperto nel 2022, il ristorante Delicato è un luogo dove la cucina incontra il territorio con eleganza e autenticità, senza forzature né ostentazioni. In un edificio storico restaurato con rispetto, tra pareti in pietra, quadri di pop art, spazi raccolti e una cantina antica scavata nella roccia, Delicato si presenta come un rifugio gastronomico intimo, con pochi tavoli e un’atmosfera che invita a rallentare, a riscoprire il piacere dell’essenziale, del buono. In un contesto privo di inutili formalismi, ingessature, ma in cui la familiarità e il calore umano sono i canoni fondamentali su cui poggia il servizio.
Chi è Carlotta Delicato
Carlotta Delicato, classe 1994, non è nuova alla ribalta. Dopo la vittoria di Hell’s Kitchen Italia nel 2016 e un incarico come executive chef al JW Marriott di Venezia, ha viaggiato molto: Costa Rica, Budapest, Barcellona, dove ha diretto la cucina del ristorante FIRE del W Barcelona. Esperienze che le hanno lasciato una padronanza tecnica raffinata e una curiosità viva, ma che non l’hanno distolta dal bisogno di tornare alle origini. Con il ristorante ha scelto di costruire qualcosa di suo, che la rappresentasse e raccontasse senza l’utilizzo di parole, distante da mode e trend, lontano dalle mode della città, legato alla terra e alle persone, dove la cucina diventa un linguaggio diretto e profondo.
Il suo stile è essenziale, nitido, centrato sul prodotto. La sua è, per l’appunto, una cucina di prodotto, che celebra pienamente la materia prima; vera protagonista di una filosofia gastronomica priva di inutili orpelli o virtuosismi fuori contesto. Una cucina che ha come unico obiettivo far stare bene il cliente, senza inseguire l’effetto wow né indulgere in estetismi superflui e incoerenti con il luogo in cui ci troviamo. Una cucina che col tempo è diventata sempre più pulita, riconoscibile, diretta. Una cucina che arriva al punto senza deviazioni, come una freccia scagliata da un arco fatto di manualità, tecnica e precisione, e che quasi sempre fa centro.
Ogni piatto nasce da un’idea di equilibrio e rispetto: per la materia prima, per la stagionalità, per il cliente, per il lavoro dei piccoli produttori locali che la chef seleziona personalmente. Le influenze internazionali (tra tecniche e preparazioni) si percepiscono, ma restano sempre al servizio di una visione sobria e radicata. Nulla è decorativo, tutto ha una funzione e un senso. Anche la costruzione dei menu — alla carta e due percorsi degustazione alla cieca e in costante sviluppo — rispecchia questo approccio onesto e misurato.
In sala, Gabriele Tarquini accoglie con calore, entusiasmo e competenza, curando una carta dei vini che privilegia l’Italia e in particolare il Lazio, con un’attenzione alle etichette territoriali e ai piccoli produttori. L’esperienza al Delicato è segnata da un ritmo lento e naturale: ogni dettaglio, dal servizio al ritmo delle portate, contribuisce a creare un senso di armonia discreta. Non c’è nulla di costruito, e proprio per questo ogni cosa si manifesta in tutta la sua autenticità. Bravi ragazzi.