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Federica e Davide: due ragazzi di Roma, un sogno realizzato tra le colline di Todi

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C’è chi immagina una vita diversa e poi c’è chi, come Federica Pasetto e Davide Barone, trova il coraggio di cambiarla davvero. Entrambi under 35, romani di origine ma contadini per scelta, hanno lasciato alle spalle la frenesia della capitale per costruire – letteralmente – un nuovo futuro tra le dolci colline umbre. Il loro progetto si chiama Borgo dei Cipressi, un antico casale ristrutturato nei pressi di Todi, oggi rinato come raffinata struttura ricettiva con sei camere e, soprattutto, come casa del ristorante L’Aurora, dedicato alla nonna di Federica, da cui ha ereditato la proprietà e l’ispirazione per questa nuova vita. Nel pieno della pandemia, Federica e Davide hanno dato forma a un sogno. “Affamati e folli”, come direbbe Steve Jobs: affamati di autenticità e significato, folli quanto basta per lasciare certezze e comfort, inseguendo un’idea di ospitalità radicata nella terra e nella semplicità.

Davide, 30 anni, ha un curriculum di rispetto: si è formato nelle cucine stellate de La Pergola di **Heinz Beck **e di Attimi a Fiumicino. Oggi, però, cucina con un altro spirito: meno clamore, più verità. Una cucina concreta, silenziosa, di sostanza, che valorizza ogni ingrediente senza sovrastrutture anche fuori contesto per il luogo in cui ci troviamo. Accanto a lui, Federica, 34 anni, panificatrice e pasticcera, si divide tra la sala e il laboratorio. Con il casale ha ereditato anche 14 ettari di terra, trasformati in un patrimonio agricolo vivo e fertile. Da lì nasce tutto: un grande orto stagionale che rifornisce quotidianamente la cucina, con ortaggi ed erbe freschissime. Zucchine, pomodori, finocchi, cavoli, melanzane, ma anche frutta – pesche, albicocche, cachi, susine – e un piccolo allevamento di galline, oche e papere per uova fresche a chilometro zero. La filosofia di L’Aurora è chiara e coerente: utilizzare il più possibile ciò che cresce nei propri campi e, per il resto, affidarsi esclusivamente a piccoli produttori locali, tutti nel raggio di 20 chilometri. È una scelta di coerenza, certo, ma anche d’amore per il territorio.