Il Casaletto, eletto miglior agriturismo del Lazio, rinnova la tradizione contadina con La Maialata
L’agriturismo Il Casaletto di Grotte Santo Stefano, fresco della nomina a miglior agriturismo del Lazio secondo il Gambero Rosso, celebra questo traguardo con l’evento che più di ogni altro incarna la sua storia e la sua identità: La Maialata, in programma venerdì, sabato e domenica. Una festa che è insieme rito antico, memoria condivisa e piacere autentico dello stare insieme. A raccontarne l’essenza è Marco Ceccobelli, proprietario e cuoco, che ripercorre i ricordi di quando Il Casaletto era ancora un semplice ricovero agricolo. Le famiglie si ritrovavano all’alba, nel freddo pungente dei giorni vicini al Natale, per accendere il grande focolare e dare inizio a un lavoro che era fatica ma anche comunità. “Sento ancora lo scricchiolio della terra gelata sotto gli stivaletti,” ricorda Marco, “e il buio che lasciava spazio alle prime luci quando arrivavano zii, cugini e nonni, ognuno con il proprio maiale”.

Il menu della Maialata al Casaletto
Il momento del lavoro era sacro, e i bambini vi assistevano solo in parte, tornando poi quando mani esperte cominciavano a trasformare ogni parte dell’animale in provviste: dalle salsicce alle parti salate, dalle rifilature ai tagli più preziosi. Nulla veniva sprecato, e questo principio di rispetto totale è rimasto una regola non scritta che ancora oggi guida il Casaletto. Ma accanto alla lavorazione c’era il pranzo: un momento di convivialità pura, un banchetto che univa tutte le famiglie in una festa semplice e genuina. Ed è proprio questo spirito che oggi rivive nella Maialata del Casaletto, che propone un menu dedicato alla tradizione contadina: fagioli con le cotiche, coppa, trippa, orecchie e zampetti lessati e conditi, la tradizionale pizza con i friccioli, le fettuccine fatte a mano con sugo di spuntature, i fegatelli all’alloro, le salsicce appena insaccate alla brace e la pancetta alla brace, in un percorso di sapori che rievoca fedelmente la cucina contadina di un tempo. Un percorso gastronomico che è prima di tutto un viaggio nella memoria. Ogni piatto racconta una storia, un gesto antico, un sapere tramandato. Ma soprattutto racconta la convivialità, quel sedersi insieme attorno a un tavolo che trasformava un duro giorno di lavoro in un’occasione di festa.
Leggi anche:


