La Carneria di Andrea Lanti: quando un'idea diventa luogo
A Spina, frazione del comune di Marsciano, non lontano da Perugia, la carne diventa linguaggio e il banco una forma di pensiero condiviso.
In un piccolo centro umbro che ha imparato a convivere con la memoria del terremoto, la storia di Andrea Lanti si intreccia con quella del paese.La Carneria nasce dentro un container trasformato in bottega: una struttura monolitica che per anni è stata simbolo di ripartenza e tenacia. Oggi quel luogo è ormai vuoto, ma la memoria resta. L’odore della carne. L’acciaio dei coltelli. Il ritmo tra banco e laboratorio. E la fiducia silenziosa dei clienti che ne hanno accompagnato la crescita. Andrea non si è mai definito un macellaio tradizionale, forse perché, come dice lui, non aveva una storia da ereditare: e proprio questa assenza gli ha dato la libertà di costruirne una nuova. Appassionato di cucina, si è innamorato del lavoro manuale e della carne come materia viva, trasformandola nel linguaggio con cui raccontare una visione personale di cibo e di luogo.
Dal container al nuovo locale
Il nuovo spazio porta con sé un alone di racconti popolari. La storia, più semplice e per questo più sincera, parla di un vecchio magazzino di granturco dove oggi La Carneria ha trovato la sua forma definitiva. Il grande arco in mattoni apre la luce sul locale. Appena si entra sono i suoni a dare il benvenuto: le parole che viaggiano rapide, il respiro dei frigoriferi che dettano il tempo del mestiere. Di fronte c’è un banco compatto e attuale, le sfumature della carne si alternano tra loro, le vetrine custodiscono primizie di ogni genere.

Tutt’intorno, una costellazione di merce di dispensa e prodotti selezionati come formaggi, pasta, lievitati, conserve, vini, spiriti e distillati, selezioni per accompagnare il gesto di nutrirsi in ogni possibile declinazione. In un angolo, il frigorifero dedicato a costate e lombate di razze pregiate, continua a catturare l’immaginazione dei clienti più appassionati, proprio come accadeva quando troneggiava al centro del vecchio container. L’occhio si ferma su alcuni pezzi forti: wagyu, cecina de Lèon, affettati e insaccati artigianali, il pastrami e i preparati nati dalla preziosa e sapiente collaborazione con lo chef Giorgio Enrico. Qui tutto convive senza forzature, un negozio che ragiona come una cucina, un luogo accessibile in cui scelta quotidiana e curiosità trovano un equilibrio.
Il rapporto con la comunità
In questo locale la cultura gastronomica umbra si immerge in una visione ampia, capace di guardare fuori senza rinnegare ciò che si è. Andrea considera fondamentale il rapporto con la comunità: fiducia reciproca, crescita condivisa. Il cliente abituale, quello che una volta entrava per “il solito”, oggi si lascia guidare, ascolta, prova, si spinge oltre. Un cambiamento nato col tempo, con coerenza e pazienza. Eppure, alla Carneria, innovare non significa snaturare. Accanto ai prodotti del laboratorio e alle proposte originali, si continua a tagliare la carne di sempre, quella che parla la lingua del territorio e delle cucine familiari. La modernità qui non rimpiazza, ma convive.
Per questo il banco, così come l’intera realtà, è inclusivo: c’è chi entra per una soluzione veloce, chi per la grigliata del weekend, chi per assaggiare qualcosa mai provato. Tutti trovano posto nella stessa visione.
Dietro il banco: laboratorio e cucina
La Carneria è anche laboratorio e cucina, due spazi evidenti ma protetti, dove ogni giorno un giovane team lavora con metodo. È un luogo di mestiere e di trasmissione di valori e identità. Il gesto diventa stile, lo stile diventa cultura. Dalla cucina nascono preparati pensati per una quotidianità che non rinuncia alla qualità. A tutto questo si aggiunge un bancone laterale per chi vuole fermarsi, concedersi un calice di vino, assaggiare, parlare, esserci. La macelleria si apre così alla ristorazione: convivialità, ascolto, presenza nel territorio.

In questa dimensione si intrecciano iniziative che vedono protagonista l’attività, con Andrea e sua moglie Marta, anima imprescindibile dell’organizzazione, impegnati nel curare servizi di catering, collaborazioni con allevatori e ristoratori, iniziative promozionali. Ciò che nasce è un mosaico di relazioni che conferma come La Carneria sia molto di più di un esercizio commerciale. È filiera, scambio, punto d’incontro. Una piccola piazza gastronomica dove il cibo diventa linguaggio comune. Per Andrea la carne non è solo materia, è un modo per entrare in contatto con le persone. Non si limita a nutrire: costruisce legami, presenza, comunità.
Fare il macellaio in Umbria significa muoversi tra memoria e cambiamento. La Regione ha una tradizione profonda, ma anche la necessità di evolvere di fronte a nuovi consumi, nuove sensibilità, nuove economie. Secondo Andrea, una macelleria oggi deve rispecchiare la vita contemporanea. Non un atto di vendita, ma un gesto che diventa esperienza, relazione. Un luogo in cui le persone si riconoscono attraverso ciò che mangiano, sostenute dall’umanità che le piccole realtà custodiscono con naturalezza.
Non clienti, ma parte di qualcosa. La Carneria è questo, una presenza sociale credibile, un posto dove il prodotto torna a essere materia viva, pensata e raccontata. Oggi, dopo anni di lavoro e passaggi complessi, Andrea sceglie di guardare al presente. “Per la prima volta vedo davanti a me la realtà di ciò che avevo immaginato”, dice. La Carneria è diventata ciò che era destinata a essere: una dimensione in cui si vive un’idea di mestiere, uno sguardo sul cibo, una comunità che pulsa attorno un banco. Non è solo un negozio, ma un pensiero che ha trovato forma, un modo di intendere la carne e il tempo. Un microcosmo gastronomico in cui ogni taglio è una storia, ogni cliente parte di essa.
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