Laura Romano di O' Sarracino: la sala come vocazione, passione e crescita
A Viterbo, tra profumo di Napoli e calore familiare, c’è un ristorante che non è solo una tavola, ma quasi una scuola di vita. O’ Sarracino: perlomeno una scuola di vita per chi, tra questi tavoli, ci è praticamente cresciuta. È qui che, a 23 anni, Laura Romano è diventata uno dei volti più giovani ma già fondamentali del premiato ristorante viterbese (tra gli altri riconoscimenti, due Spicchi della Guida Pizzerie del Gambero Rosso). Qui Laura nel corso degli anni è diventata un punto di riferimento tra accoglienza, servizio e amore per il vino, con un percorso che comincia da lontano: «Ho iniziato a lavorare a 16 anni. A 17 ero già in sala a O’ Sarracino». 6 anni qui, in quella che di fatto è diventata la sua seconda casa, sempre coadiuvata da quelli che sono a tutti gli effetti i padroni di casa: Mario e Rosita, proprietari del ristorante.
La passione per la ristorazione in Laura non è nata per caso. Già a 14 anni sapeva cosa voleva: «Sin dalle prime fasi della scuola alberghiera, avevo già capito che non avevo sbagliato strada», racconta. Frequenta l’alberghiero tra Viterbo e Caprarola e, dal secondo anno, comincia con gli stage. «Sono entrata subito in contatto con il mondo reale del lavoro, e mi sono detta: sì, è questo che voglio fare». Una decisione che molti alla sua età non avrebber forseo il coraggio di prendere. Laura invece non solo la prende, ma la persegue con determinazione, bruciando le tappe: «All’inizio ero inesperta: prendevo le comande con incertezza, mi mancava la sicurezza nel comunicare con il cliente. Ma ho avuto la fortuna di crescere accanto a chi mi ha insegnato tutto».
Il riferimento è a Rosita, la sua mentore a O’ Sarracino. «Mi ha guidato in ogni aspetto del lavoro – dice Laura – dalla gestione delle prenotazioni ai rapporti con i fornitori. Ma soprattutto, mi ha aiutato a crescere come persona». La crescita di Laura, infatti, è andata ben oltre la tecnica di servizio: ha imparato il valore del lavoro di squadra, dell’ascolto, del rispetto per i colleghi. «In sala siamo una squadra. Se c’è un tassello fuori posizione, bisogna rimetterlo al suo posto subito. Solo con complicità si va avanti», sottolinea. Un’idea di lavoro che somiglia a quella di una famiglia. Una famiglia che, per Laura, ha avuto i volti di Mario e Rosita, ha avuto i volti dei suoi colleghi negli ultimi 6 anni. Tutti compagni di viaggio, tutti compagni di crescita e formazione.
Ma la sua storia non si ferma alla sala. Se l’appetito vien mangiando, la formazione vien crescendo. Laura ha scoperto con il tempo un interesse sempre più forte per il vino, un mondo vastissimo che ha iniziato da poco a scoprire. Un altro tassello per la sua formazione professionale. Ma non solo, di recente anche l’avvicinamento verso il settore della mixology e dei cocktail. «È una scoperta continua. C’è sempre qualcosa di nuovo da imparare oltre al servizio classico». Per Laura, la sala non è solo un mestiere, ma un universo in continua evoluzione.
Il suo momento preferito? Quando un cliente riconosce ciò che c’è dietro il servizio: «Un sorriso, un complimento… Quando mi dicono che si è sentito accolto, che ho fatto la differenza, allora capisco che tutti i sacrifici hanno senso». “Sacrificio”, un termine che si sente usare spesso dagli operatori della ristorazione. E i sacrifici anche per Laura non sono mancati: tra notti, weekend e festivi passati al lavoro, Natale e Ferragosto tra i clienti invece che tra i parenti. «Ma non mi pesa, perché ci metto tutta me stessa. Il lavoro di sala spesso non si vede, ma è fatto di attenzione, ascolto, fatica e cura. Quando un cliente lo percepisce, è il regalo più grande». Perché, spesso, sacrificio è un termine che va di pari passo con la parola “gratificazione”.
Ma oggi, Laura, cosa direbbe alla sé stessa di 16 anni?. La risposta è sincera e semplice: «Divertiti. All’inizio ero spaventata, avevo paura di sbagliare. Ma sbagliare va bene, è la miglior palestra che c’è. Bisogna mettersi in gioco, ascoltare e imparare. Poi tutto va in discesa».
In un mondo dove la sala è spesso considerata un “contorno”, Laura Romano dimostra che può essere il cuore pulsante dell’esperienza gastronomica. Con i suoi 23 anni, è la prova che si può essere giovani e allo stesso tempo fondamentali, che si può crescere con grazia e professionalità, e che si può fare la differenza. Giorno dopo giorno, un servizio alla volta.