Maurizio Rocchi: “Alma Civita, un'eredità famigliare nella Città che Muore"
Un luogo unico, una storia di famiglia e una passione incrollabile: così si può riassumere l’esperienza di Maurizio Rocchi. Alma Civita non è solo un ristorante nel cuore della suggestiva Civita di Bagnoregio ma un progetto che nasce da una tradizione profonda e si alimenta ogni giorno di sacrifici e amore per il territorio. Lui e la sua famiglia, ambasciatori non solo del territorio, ma portavoce dei valori e dei ricordi di un’eredità che lega un cognome alla Città che muore da praticamente 500 anni.
Una ristorazione eroica
«Fare ristorazione qui è bellissimo, ma davvero complicato. Un amico ristoratore di Modena una volta mi disse: “Non capisco come riusciate a portare avanti un’attività qui. È come iniziare la giornata già stanchi”. Ha ragione. Ogni giorno è una sfida logistica: tra consegne difficili, salite impervie e spazi ridottissimi, è un’incognita continua». Maurizio spiega come ogni giorno la sua famiglia sia costretta a portare la spesa fresca con il motorino o con il piccolo trattore comunale: «Siamo in un edificio storico, non possiamo fare grandi scorte. Tutto deve essere fresco, ogni giorno. Anche in inverno, quando gela e non passa nessun mezzo. Ma si trova sempre una soluzione: dove manca il materiale, nasce l’ingegno».
Dalla bruschetteria di famiglia ad Alma Civita
L’esperienza di Alma Civita nasce da una storia familiare che ha radici profonde. «La mia famiglia ha vissuto qui per 500 anni, io anche sono cresciuto tra le viuzze di questo piccolo borgo, mentre ora vivo nella vicina Bagnoregio. Mio padre, innamorato di Civita, aprì negli anni ’80 una piccola bruschetteria nel vecchio frantoio di famiglia. Per vent’anni abbiamo servito piatti semplici a studenti e viaggiatori, in una Civita quasi in bianco e nero, dove c’era ancora un rapporto umano diretto, quella genuinità, quella veracità tra le persone che io ancora oggi tento di perseguire, portando avanti quella che è stata la filosofia di mio padre».
Nel 2011, poi, dopo anni nella bruschetteria la famiglia Rocchi decide di aprire un nuovo ristorante: Alma Civita. Il nome è l’unione dei nomi dei due fratelli, Alessandra e Maurizio, ma anche un riferimento all’“anima” del luogo. «Volevamo raccontare Civita con autenticità, offrire un’esperienza intima e profonda. Non siamo sulla piazza, non siamo direttamente visibili, quindi chi viene qui ci sceglie davvero. E per me accoglierli è una soddisfazione, e perseguo ogni giorno, di servizio in servizio, di restituire nel piatto la filosofia che mi guida nel portare avanti questo locale».
Una cucina che racconta il territorio
«La nostra è una cucina essenziale, territoriale, con un pizzico di modernità. Usiamo ingredienti locali, freschi, senza troppa artefazione. L’obiettivo è far respirare ai nostri ospiti la vera anima di questo luogo. Anche l’estetica del piatto ha il suo peso, certo, ma la sostanza rimane la qualità e la tradizione». Ogni piatto è pensato per trasmettere la storia della terra, delle persone che l’hanno abitata. Nonostante la cucina sia piccola e gli strumenti limitati, Maurizio è fiero della proposta: «Pochi fronzoli, tanto cuore». Un bell’uovo fritto con panatura alle nocciole, tartufo e un letto di porri, dei tortelli ricotta e spinaci all’amatriciana di cavolo viola, con lime e mentuccia. Un filetto lardellato all’alloro, su purea di pere, vino cotto e zenzero. A volte non serve una cucina urlata per farsi notare, per mettere in risalto cose buone. Bastano idee, coerenza e una filosofia come fil rouge che leghi il tutto. Con alla base, una proposta ben fatta e ben presentata.
Il senso di una missione
Alla domanda se il termine “ristorazione eroica” sia adatto, Maurizio sorride: «Persevero perché questo posto racconta la mia famiglia. Mio padre, mia madre… loro vivono ancora qui, tra queste mura. E io ho il dovere di onorarli ogni giorno. È una grande soddisfazione». Ogni mattina, alle sei, si è già operativi. Ogni sera si chiude con la consapevolezza di aver regalato, a chi arriva fin quassù (a piedi, tramite uno stretto ponte di 300 metri che sale.progressivamente), un pezzo autentico di storia locale, di famiglia locale. Tra turisti di tutto il mondo, lingue diverse e culture lontane, Alma Civita continua a essere un faro di ospitalità consapevole e cucina sincera. Nella sua isola solitaria, dall’alto del suo iconico colle di roccia scavata dai millenni, nel mezzo della valle dei calanchi.