Tutta colpa, o merito, di Giunone. Da Satricvm un menu tra mito e storia
Satricum, ovvero storytelling allo stato puro.
Al giorno d’oggi andare al ristorante non dovrebbe limitarsi, o perlomeno non dovrebbe limitarsi più solamente, al mero atto del mangiare. Dopotutto oggi si mangia mediamente bene in gran parte dei locali, togliendo almeno quelli eccessivamente turististici che per questioni di numeri non riescono (anche fisiologicamente) a stare dietro a un discorso di qualità. I clienti stessi non cercano più solo un posto dove si mangi bene, ma un posto che oltre al buon cibo riesca a lasciarti qualcosa in più, in grado di giustificare la visita, la spesa, e perché no anche un eventuale ritorno. Per questo i ristoranti per riuscire a distinguersi dalla folta concorrenza hanno bisogno di una chiave di volta, una scintilla, in grado di elevarli dalla massa.
Satricvm: miti e sapori dell’Agro Pontino
Ebbene, nel bel mezzo dell’Agro Pontino, a pochi chilometri di distanza da Cisterna di Latina, c’è un ristorante che non si sta limitando a offrire del buon cibo, ma è riuscito a costruire una narrazione, un racconto, in grado di legare tutto il menu proposto al cliente. Siamo da Satricvm, dal nome di Satrico antica città fondata qui dai Latini.
Indirizzo (segnalato da anni in guida Michelin) che con studio, ricerca, fantasia e fatica sta riuscendo a distinguersi non solo per come si mangia, indiscutibilmente bene, ma anche per la cornice che è stata costruita attorno alla proposta gastronomica. Si parla spesso di storytelling, di raccontare il territorio che si vive, spesso anche a sproposito (ah, storytelling, che termine abusato), ma qui tutto ciò avviene. E non avviene, come tanti fanno, proponendo “solo” determinate materie prime provenienti da piccoli/medi produttori locali, ma accade ad un livello superiore. Un livello che va oltre l’atto del mangiare, ma tocca altre sfere. Il tutto infatti si materializza all’insegna del mito e della storia, entrambi riferiti all’Agro Pontino. Territorio nato circa un secolo fa e che per forza di cose non possiede un’identità gastronomica ben definita, ma la cui narrazione passa attraverso “altro”. “Altro” che diventa poi un motivo che porta al piatto.
I padroni di casa, qui da ormai 15 anni, sono Max Cotilli e la sua compagna Sonia Tomaselli, rispettivamente chef e responsabile di sala/sommelier. Dopo aver girato tra Italia e mondo (importanti indirizzi tra Londra, Parigi e Asia) sono arrivati qui per dar vita al loro locale, e alla loro visione non solo di cucina ma anche di racconto attraverso di essa.
Il menu di Satricvm, tra mito e storia
Il nuovo menù parte dalla mitologia, si intitola “Tutta colpa di Giunone” e prende spunto dal racconto di come la moglie di Giove secondo il mito romano inondò, per vendetta verso l’ennesimo tradimento del marito, queste terre fino a renderle paludose. Dall’epica si sterza poi sulla realtà, omaggiando e raccontando col cibo il passaggio di grandi personaggi storici in queste terre, con riferimenti tra ingredienti o preparazioni legati a questi nomi illustri.
È il caso, per esempio, di Giulio Cesare, tra i primi che tentò di bonificare queste terre e, pare, ghiotto di morene. Il piatto dedicato al dittatore romano vede proprio una morena come protagonista, fritta adagiata su una gradevole granita all’alloro. Oppure ecco Teodorico il Grande, barbaro romano formatosi a Costantinopoli divenuto imperatore, anch’esso con l’obiettivo di recuperare la zona, omaggiato con uno yogurt alla curcuma e una tartare di tonno a formare un “mosaico bizantino”. C’è Leonardo da Vinci, che da queste parti passò due anni della sua vita, protagonista in un piatto a base di fusilloni (formato anche detto “vite”) che richiama la vite aerea, un progetto per il tempo futuristico, con acqua di rose (drink di ideazione leonardiana) all’alchermes e caviale.
Passò in Agro Pontino Goethe, diretto verso il suo tour in Costiera Amalfitana, che rimase sbalordito da quanto questa zona fosse al tempo selvaggia. Anima wild ricreata con un’anatra, burro bourguignonne e clorofilla. Anche Napoleone tentò di bonificare la zona, il grande imperatore francese è omaggiato con faraona alla marengo (rivisitando una ricetta di cui pare fosse amante, cioè il pollo alla marengo, piatto con cui celebrava le sue vittorie) con gamberi realizzata a mo’ di mille foglie. Il dolce è un richiamo a uno scrittore locale, Diego Pennacchi, vincitore del premio Strega nel 2010, i cui tratti distintivi come la coppola nera e una sciarpa rossa vengono ricreati dallo chef nel dolce dedicato, a base di sciroppo Strega e karkadè. Tutto il percorso, supportato da una brochure che racconta il menu, illustrando i riferimenti storici che collegano i piatti ai personaggi omaggiati.
Più che onesti i prezzi dei menu degustazione, quello più breve è proposto a 70€ (7 piatti, compresi benvenuto e piccola pasticceria, vini esclusi), quello intero (da 10 portate) a 90.
Satricvm, quando lo storytelling è autentico
Ci sono tante cose che non sapevo prima di entrare qui, e che ho conosciuto grazie al menù di Satricvm. Non sapevo, per esempio, che secondo il mito sia stata Giunone a inondare queste terre fino a renderle una palude, ignoravo completamente che questo territorio fosse stato toccato in passato dal passaggio di grandi illustri personaggi storici che, a loro modo, hanno lasciato un’eredità nell’Agro Pontino. Personaggi che, a loro volta, non sapevano che avrebbero lasciato, secoli dopo, il loro nome nel menù di Satricvm, indirizzo che grazie alla fantasia e ai piatti dello chef questa storia la racconta, attraverso ricette che ne omaggiano nome e mito. Ricette, soprattutto, che narrano davvero il territorio. Bravi.