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La ricetta di Carlotta Delicato: la forza delle idee e della famiglia

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Prima ancora che un locale in cui si mangia bene ristorante Delicato è un locale in cui si sta bene. Umanamente intendo; questioni di feelings, e non è qualcosa di scontato...

C’è una vibe nell’aria al ristorante Delicato difficile da spiegare, ma semplice da cogliere. C’è una vibe nell’aria al ristorante Delicato che rende questo locale, già di per sé interessante e accattivante dal punto di vista gastronomico, anche a “misura d’uomo” nel senso più puro e genuino dell’espressione.

Che la cucina di Carlotta Delicato sia una delle più intriganti del momento non lo dico certo io (ne ero convinto già da maggio anzi, mesi prima della segnalazione in Michelin, ma era qualcosa di palese e francamente innegabile) ma ciò che più emerge dalla visita in questo piccolo ristorante a Contigliano (Rieti) è il calore umano che si percepisce a 360 gradi una volta varcata la soglia del locale.

Carlotta e Gabriele (il compagno, responsabile di sala) sono due giovani che si sono gettati a capofitto da meno di due anni in questa avventura che loro definiscono “folle”, ma sono stati capaci di creare un ambiente familiare, domestico, accogliente e accoglievole. Al punto che la cucina diventa quasi un plus al semplice fatto di esserci, qui. Che fossero due brave persone (oltre che capaci in ciò che fanno) lo avevo già percepito quando andai meno di un annetto fa, e durante questa seconda visita la percezione è aumentata ulteriormente sino a confermarsi.

Il calore, l’accoglienza, la vicinanza e se vogliamo anche la confidenza qui percepiti contribuiscono senza se e senza ma al senso di benessere, se vogliamo anche di leggerezza, che racchiude ogni secondo qua dentro, dal momento in cui si entra in questo ristorantino fino a quando non si esce. Sorridenti, soddisfatti e felici. Non solo per aver mangiato bene, ma anche per aver conosciuto due brave persone.

Mi fa piacere che Carlotta e Gabriele stiano già raccogliendo in così poco tempo ciò che hanno seminato. Ci hanno messo cuore oltre che testa, e stanno bruciando le tappe. Come detto la cucina a questo punto diventa quasi secondaria, o comunque fortemente complementare, ma è giusto dare adeguato risalto al percorso gastronomico firmato Carlotta Delicato. La chef, per sua stessa ammissione, è scesa a una sorta di “compromesso” inserendo il menu degustazione. Lei che ha sempre puntato forte sulla carta e sulla possibilità data ai clienti di scegliersi i piatti. La carta però rimane, e rimane preponderante, perché è quella a cui la chef tiene di più. Per mantenere la sua cucina “viva”, fervente, diretta.

La carne predomina nel menu invernale del ristorante. Se la prima volta che son venuto qui era forte la componente vegetale nei piatti di Carlotta, con verdure anche protagoniste dei piatti, ora ecco i sapori forti e decisi ora di daino ora di lepre, con ingresso di piccione e maiale. Rimane la quaglia così come l’anatra, analogamente a piatti ormai signature come la tartare di manzo e midollo, o il cardoncello glassato e il porro, per tornare al vegetale.

Gli abbinamenti rimangono pensati, ricercati, per certi versi anche audaci. Un esempio? Il risotto mantecato nella pasta di arachidi e accompagnato dal piccione. Un piatto “divisivo” e sfidante per stessa ammissione della chef, ma che comunque dimostra la sua volontà di osare, sperimentare, di non cadere nel banale. Il tutto è spiegato a modo, con il giusto mix di formalità e confidenza, da Gabriele, supervisore e responsabile di sala, sempre disponibile a consigliare il vino giusto per l’abbinamento con il sorriso e la battuta pronta, così come sempre pronto anche a ricevere feedback sul piatto appena mangiato ed eventuali consigli su come poterlo migliorare.

Che dire insomma, le ottime impressioni già avute sono state confermate. A tavola, ma non solo. Bravi ragazzi, e ad maiora… 

Foto di Officina Visiva